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Truffa multe autovelox: come riconoscere i messaggi falsi

Truffa multe autovelox: come riconoscere i messaggi falsi
Photo by SkloStudio – Pixabay
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Le vere sanzioni arrivano solo tramite posta o PEC: diffida da email e SMS con link di pagamento, anche se sembrano autentici. C’è qualcosa di più insidioso del semplice rischio di pagare una multa.

Truffa multe autovelox: come riconoscere i messaggi falsi
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Gli automobilisti hanno ormai imparato a temere l’autovelox, quel dispositivo che, in modo silenzioso ma inesorabile, monitora la velocità sulle strade. Da sempre l’autovelox è stato oggetto di accese discussioni, dalle problematiche legate alla taratura ai dubbi sull’omologazione. Tuttavia, l’odierno argomento va oltre le classiche polemiche.

Parliamo infatti di una frode ben congegnata, che nulla ha a che fare con lo Stato o le amministrazioni locali. Questi falsi controllori sono in realtà manipolatori esperti che sfruttano la paura degli automobilisti per prosciugare i loro conti. Le multe autovelox vengono tipicamente notificate post velocità registrata e trasgressore identificato. Ma è proprio questa procedura a distanza a offrire un terreno fertile ai truffatori, che vi intravedono una possibilità d’oro per i loro inganni.

La truffa delle multe autovelox: strategie e difese

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Le multe impostori sono una realtà con cui i proprietari di veicoli devono fare i conti. Non è raro ricevere una multa differita, che arriva comodamente a casa completata di dettagli della trasgressione. Tuttavia, una volta diffusasi la pratica fraudolenta delle contravvenzioni fasulle per divieto di sosta, i truffatori hanno alzato il tiro. Usano messaggi di testo o email, simili all’apparenza a comunicazioni ufficiali, per trarre in inganno le persone. Questi finti avvisi autovelox arrivano prima che l’effettiva notifica postale giunga al destinatario.

Ma per proteggersi da tali insidie, basterà ricordare che le vere multe autovelox non verranno mai recapitate via SMS o con e-mail generiche. Solo mezzi certificati quali posta raccomandata, PEC o altri canali ufficiali sono impiegati per la notifica. Diffidate quindi dei messaggi che chiedono pagamenti immediati o alludono a fantomatiche riduzioni per saldare la sanzione in fretta.

Un passo avanti per i truffatori: tecniche di inganno sofisticate

La frode si basa su un principio di fiducia tradita: la comunicazione ingannevole e la riproduzione grafica simile spingono il destinatario a credere nell’autenticità del messaggio. Raggiratori ben addestrati sanno come indurre il panico nel cittadino – spesso con frasi del tipo “Paga entro 72 ore per evitare che l’importo raddoppi”. Lo scopo: ottenere accesso a informazione finanziarie e personali preziose. Al clic su un link, verremmo catapultati in un mondo di sofisticati stratagemmi, dove loghi e intarsi grafici ricordano pericolosamente quelli degli enti pubblici.

Ogni passo è studiato per incitare la vittima a cadere nella trappola. Ma conoscendo queste tattiche e mantenendo un atteggiamento vigile, possiamo evitare di abboccare a simili tranelli. La chiave sta nel fidarsi solo di canali ufficiali e ignorare inviti prematuri al pagamento. Un cittadino informato è un cittadino al sicuro.