Un’occasione mancata per milioni di lavoratori: ecco perché i bonus e le agevolazioni fiscali promessi non vedranno la luce.

Nella recente bozza della legge di Bilancio, le speranze di bonus sulla tredicesima e di tasse ridotte per straordinari e festivi sono svanite, lasciando lavoratori e famiglie a chiedersi cosa sia successo. Nonostante le attese di diversi partiti politici, la realtà economica ha imposto scelte drastiche: il governo si è visto costretto a riscrivere le priorità a causa di limiti nelle risorse finanziarie e decisioni mirate di tassazione mirata solo su banche e assicurazioni. Cos’è successo realmente?
L’elusione della detassazione: una delusione tangibile
La delusione si avverte nettamente tra le righe dei documenti inviati a Bruxelles: della detassazione della tredicesima e dei presunti bonus straordinari non c’è traccia. Le prospettive, che prevedevano una riduzione delle tasse sulla tredicesima al 10% o addirittura una totale esenzione Irpef, avrebbero garantito significativi guadagni netti ai lavoratori. Tuttavia, la stima dei costi, che avrebbe potuto raggiungere i 15 miliardi di euro, ha evidenziato la loro insostenibilità in un bilancio statale di 18 miliardi complessivi.
Mancanza di copertura: un problema insormontabile?
L’assenza di interventi sulla tredicesima si lega strettamente a questioni di copertura finanziaria. L’impatto sarebbe stato troppo gravoso per le già fragili finanze pubbliche, forzando il governo a concentrare investimenti su settori percepiti come urgenti, come la sanità e le politiche per le famiglie, oltre a mantenere il taglio del cuneo fiscale. La decisione sofferta si è scontrata anche con una scelta politica esplicita: evitare nuove tassazioni sui grandi patrimoni e sugli extraprofitti, mantenendo un approccio fiscale prudente. Questa visione conservativa, sostenuta dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, ha prevalso, dando priorità a misure strutturali rispetto a interventi estemporanei e non ripetibili come i bonus.
Le misure incluse nella manovra: un’analisi dei benefici previsti

Nonostante ciò, la bozza di legge di Bilancio non è priva di nuove misure. Tra le principali, c’è la riduzione della seconda aliquota Irpef dal 35% al 33% per i redditi fino a 50mila euro, che mira a un beneficio distribuito durante l’anno, con effetti che possono arrivare a un aumento annuale di 440 euro lordi. Un’altra misura riguarda il supporto al rinnovo dei contratti privati, con incentivi fiscali per le imprese. Tuttavia, queste iniziative, seppur positive, offrono benefici percepibili solo nel tempo e non riescono a sopperire alla sensazione di assenza di un bonus immediato sulla tredicesima, una mancanza tangibile durante le spese natalizie.
Un Natale senza sorprese
Per il futuro immediato, la tredicesima rimarrà soggetta agli attuali regimi fiscali, senza agevolazioni particolari. I lavoratori temono di trovarsi con una mensilità aggiuntiva inferiore rispetto al passato, percependo una promessa politica mancata. Un dipendente con stipendio netto di 1.700 euro riceverà una tredicesima stimata intorno ai 1.400 euro, senza incrementi rispetto al passato. Nonostante le dichiarazioni di buona volontà di alcuni esponenti politici sulla possibilità di reintrodurre le agevolazioni quando le condizioni lo permetteranno, al momento gli italiani devono prepararsi a un dicembre senza quel tanto atteso incremento sullo stipendio natalizio.
