Nel 2025, l’uscita anticipata dal servizio del Generale Roberto Vannacci, andato in pensione a 56 anni, ha scatenato numerose polemiche. Mentre la maggior parte dei lavoratori civili deve aspettare fino a 67 anni, le regole pensionistiche per il comparto Difesa e Sicurezza sono diverse e più favorevoli.

Il caso Vannacci e la polemica sull’età pensionabile
Nel 2025 il Generale Roberto Vannacci, noto per la sua carriera militare e per la sua recente attività politica, ha lasciato il servizio militare per andare in pensione all’età di 56 anni e 4 mesi. La notizia ha provocato un forte dibattito pubblico, soprattutto considerando che la maggioranza dei lavoratori civili italiani deve attendere almeno i 67 anni per il pensionamento di vecchiaia, con possibili inasprimenti dal 2027 dovuti all’aumento dell’aspettativa di vita.
La pensione di Vannacci è stata vista da molti come un’ingiustizia, un privilegio immeritato con risvolti politici, anche alla luce della sua visibilità mediatica e del suo ruolo politico nella Lega. Tuttavia, un’analisi più attenta mostra come la sua uscita dal servizio sia perfettamente conforme alle normative vigenti del comparto Difesa e Sicurezza. Altri ufficiali e graduati hanno infatti usufruito delle stesse regole e in molti casi sono andati in pensione anche prima.
Non si tratta quindi di favoritismi o di eccezioni, ma di un sistema previdenziale che riconosce le specificità e le esigenze particolari del lavoro militare e di polizia, per motivi funzionali e di sicurezza.
Le specificità del sistema pensionistico per militari, Carabinieri, Polizia e Vigili del Fuoco
Le regole pensionistiche per il comparto Difesa e Sicurezza si differenziano nettamente da quelle dei lavoratori civili. La riforma Fornero del 2012, che ha irrigidito l’accesso alla pensione per la stragrande maggioranza dei lavoratori, non si applica ai militari e alle forze di polizia.
Il motivo è riconducibile alle “specificità militari”: un insieme di condizioni particolari che comprendono la disponibilità operativa permanente, l’esposizione a rischi elevati, l’impegno in situazioni di estrema difficoltà, e la funzione essenziale che questi operatori svolgono per la sicurezza pubblica. Per ragioni funzionali e di tutela della salute, il sistema previdenziale permette loro un pensionamento anticipato rispetto alla media nazionale.
In generale, per i militari di grado inferiore (ad esempio fino a Capitano di Fregata nella Marina) l’età pensionabile è fissata intorno ai 60 anni. Per gradi superiori, l’età si alza fino a un massimo di circa 65 anni, ma con diverse modalità di uscita anticipate legate all’anzianità contributiva.
Le modalità di pensionamento e l’importanza dell’anzianità contributiva

Per i lavoratori del comparto Difesa e Sicurezza esistono varie combinazioni di età e contributi che consentono il pensionamento anticipato:
- Con 41 anni di contribuzione si può accedere alla pensione indipendentemente dall’età anagrafica.
- Esiste la formula 58+35, cioè 58 anni di età e 35 anni di contributi.
- Per chi ha raggiunto almeno il 4/5 dell’anzianità contributiva entro il 2011, l’età minima per il pensionamento può scendere fino a 54 anni.
Per truppa, agenti, vigili del fuoco e operatori di polizia, in genere l’età pensionabile è di circa 60 anni e 7 mesi con almeno 20 anni di contributi. Questo si applica a Forze Armate, Guardia di Finanza, Polizia di Stato, Polizia Penitenziaria, Carabinieri e Vigili del Fuoco (per quest’ultimi l’età può arrivare fino a 65 anni e 7 mesi in alcuni casi).
L’anzianità contributiva maturata da Vannacci, superiore a 44 anni grazie anche a maggiorazioni previste per chi appartiene ai corpi speciali, gli ha permesso di usufruire pienamente delle regole previdenziali specifiche del comparto.
Nessun favoritismo, solo regole diverse
Il pensionamento anticipato di Roberto Vannacci a 56 anni non è frutto di privilegi o favori politici, ma una conseguenza delle regole previdenziali specifiche che tutelano i lavoratori del comparto Difesa e Sicurezza.
Il sistema riconosce la natura particolare di queste professioni, con elevati rischi e carichi di lavoro, e consente un’uscita dal servizio più anticipata rispetto ai civili.
Pur essendo comprensibile il clamore mediatico, è importante diffondere un’informazione corretta e approfondita per evitare equivoci e polemiche sterili. La normativa pensionistica militare è complessa e soggetta a continui aggiornamenti, pertanto è sempre consigliabile verificare la propria posizione personale con un esperto prima di pianificare il pensionamento.