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Pensione anticipata con il TFR: novità nella manovra

Pensione anticipata con il TFR: novità nella manovra
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L’idea include anche i lavoratori del sistema misto, ma l’ostacolo dell’assegno minimo rende la misura difficile da estendere a tutti.

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Nell’ambito delle dinamiche della previdenza sociale italiana, il cantiere delle pensioni sembra non essere mai chiuso. A ridosso della nuova legge di Bilancio, le forze politiche sono impegnate a definire strategie che potrebbero segnare una svolta. Tra queste, spicca il piano della Lega, che intende sfruttare il TFR per consentire ai lavoratori di ritirarsi dal lavoro a 64 anni. Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro e noto volto del partito, è uno dei protagonisti di questa proposta ambiziosa.

Uno strumento per l’uscita anticipata

La possibilità di avvalersi del TFR per lasciare il mondo del lavoro in anticipo presenta numerose sfide. Nel panorama italiano, poco meno di 10 milioni di cittadini hanno aderito a fondi pensione integrativi, una cifra notevolmente inferiore rispetto agli oltre 24 milioni di lavoratori complessivi. Una delle difficoltà principali è data dagli stipendi modesti, che spesso non consentono di mettere da parte risorse per la previdenza futura.

Esiste una pressante richiesta di maggiore elasticità nei regimi pensionistici. Attualmente, il ritiro avviene a 67 anni, una misura adottata per garantire la stabilità dell’INPS. Tuttavia, una parte significativa della forza lavoro desidera uscite precedenti. La proposta di Durigon prevede la possibilità di andare in pensione a 64 anni, qualora i lavoratori possano contare su un adeguato ammontare di contributi: almeno 25 anni nel 2025 e 30 anni nel 2030, rientrando nel sistema contributivo puro e ricevendo un assegno superiore a tre volte la pensione sociale, cioè circa 1.616 euro nel 2025. È un piano che sfida le tradizionali norme.

Disamina del progetto della lega

Nel dettaglio, il progetto prevede l’estensione del beneficio della pensione anticipata anche ai lavoratori del sistema misto, ovvero coloro che hanno iniziato a lavorare prima del 1996. Tuttavia, l’ostacolo dell’assegno minimo rappresenta una questione non da poco. La soluzione suggerita è quella di destinare il TFR gestito dall’INPS a integrare i contributi necessari per anticipare la pensione.

Una caratteristica interessante del piano è la possibilità per i lavoratori di rinunciare a ricevere il TFR al termine del loro servizio, optando invece per una rendita mensile aggiuntiva alla pensione. Questa potrebbe sembrare una soluzione appetibile, ma introduce anche delle questioni delicate. Il TFR è un salario differito, un fondo che, per grandi imprese, viene accantonato obbligatoriamente presso l’INPS, mentre per i lavoratori in altre aziende risulta essere una scelta.

TFR e pensioni: una mossa controversa

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La proposta della Lega non è priva di critiche. Inizialmente, sia il trasferimento del TFR all’INPS sia la possibilità di utilizzarlo come strumento pensionistico erano stati accolti con diffidenza. Paradossalmente, la Lega stessa aveva bollato questi provvedimenti come espropri nei confronti di lavoratori e imprese. Il TFR tradizionalmente fornisce liquidità alle aziende, rappresentando un asset attivo nei bilanci.

Ma perché è controverso legare il TFR alla previdenza sociale? Questa soluzione sembra distogliere l’attenzione dal vero problema: i salari stagnanti non permettono risparmi adeguati. Sembrerebbe più un rattoppo temporaneo, piuttosto che una riforma sistematica e sostenibile. In Italia, il governo ha spesso spinto per il contributo automatico del TFR all’INPS tramite un meccanismo di silenzio-assenso. Anche per i dipendenti pubblici, il trattamento di fine servizio è soggetto a ritardi se superiore a 50.000 euro, dibattuto come se non appartenesse legittimamente al lavoratore.

Il messaggio ai lavoratori non sembra solido: finanziare pensioni anticipate con le proprie risorse equivale a un palliativo, non a una soluzione durevole. La strada verso una riforma pensionistica equa e sostenibile è ancora lunga e tortuosa, e il TFR potrebbe non essere il jolly che tutti sperano.