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Nuove regole pensioni: requisiti congelati per alcuni

Nuove regole pensioni: requisiti congelati per alcuni
Photo by blickpixel – Pixabay
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Prevista una soglia a 64 anni per accedere all’anticipo senza penalizzazioni. Misura pensata per limitare l’impatto sui conti pubblici.

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Il tema delle pensioni torna al centro del dibattito in vista della prossima legge di Bilancio. I tecnici del governo sono impegnati nel valutare l’impatto dell’automatismo previsto dalla riforma Fornero, che comporterebbe l’aumento di tre mesi dei requisiti anagrafici e contributivi a partire dal 2027. Attualmente, un blocco agli incrementi – fissato dal decreto 4 del 2019 – è in vigore fino al 31 dicembre 2026. Ma dal 1° gennaio 2027 la soglia per la pensione di vecchiaia salirebbe a 67 anni e 3 mesi, mentre per l’anticipata servirebbero 43 anni e un mese di contributi. Per evitare questa stretta generalizzata, il governo valuta ora un congelamento parziale dei requisiti.

Chi potrà andare in pensione con le vecchie regole

L’ipotesi più accreditata riguarda l’introduzione di una soglia d’età per congelare i requisiti: l’età anagrafica rimarrebbe ferma a 67 anni per tutti, ma per la pensione anticipata si creerebbe uno “scalino” riservato solo a chi ha già compiuto 64 anni. In questo scenario:

  • la pensione di vecchiaia resterebbe accessibile a 67 anni anche tra il 2027 e il 2028;
  • la pensione anticipata continuerebbe a maturare con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi per le donne) solo per chi ha già raggiunto i 64 anni. Chi non ha ancora compiuto questa età, invece, dovrebbe versare tre mesi in più.

Una misura che punta a ridurre l’impatto economico per lo Stato, limitando il beneficio a una platea selezionata di lavoratori prossimi al pensionamento.

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Il nodo costi: quanto peserebbe il blocco selettivo

Le valutazioni economiche sono uno dei punti centrali della trattativa. Un congelamento totale degli aumenti – esteso a tutti – avrebbe un costo stimato attorno ai 3 miliardi di euro per il biennio 2027-2028. L’ipotesi dello “scalino” a 64 anni, invece, ridurrebbe la spesa a circa 2 miliardi. Si stima che sarebbero circa 170 mila i lavoratori che potrebbero beneficiare del mancato incremento di tre mesi nei requisiti contributivi. L’intervento, dunque, avrebbe un impatto contenuto rispetto a un’estensione generalizzata, ma permetterebbe comunque a una fetta rilevante della popolazione di accedere alla pensione senza penalizzazioni aggiuntive.

Finestra mobile: verso un ritocco graduale

Tra le ipotesi allo studio c’è anche quella di un intervento sulla finestra mobile, il periodo che intercorre tra la maturazione dei requisiti e l’erogazione effettiva della pensione da parte dell’Inps. Per la pensione di vecchiaia non esiste ancora, ma per quella anticipata è già in vigore e attualmente pari a tre mesi. Il nuovo piano prevederebbe un allungamento graduale: un mese in più nel 2027, due mesi nel 2028. In pratica, chi andrà in pensione anticipata nel 2027 dovrà attendere quattro mesi dopo aver maturato i requisiti; nel 2028, l’attesa salirebbe a sei mesi. Una misura che non tocca i requisiti anagrafici o contributivi, ma ritarda il momento effettivo del pagamento: una via intermedia per rallentare le uscite senza alzare direttamente l’età pensionabile.