Gli investitori europei si preparano ad affrontare l’inizio di dicembre con una cauta apprensione. Dopo un novembre turbolento, carico di oscillazioni sui mercati, le principali piazze finanziarie del continente sembrano destinate ad avviare la sessione odierna in diminuzione. Gli occhi di tutti sono puntati sui dati macroeconomici statunitensi che verranno resi noti, dopo essere stati ritardati a causa della chiusura dei governi. Tra questi, il focus è sull’indice PMI manifatturiero di diverse nazioni chiave tra cui Eurozona, Germania, Francia, Regno Unito e Italia, ma anche sul PCE core, la variabile di riferimento tanto attesa dalla Federal Reserve.
Le Borse europee stanno per dare il benvenuto al mese di dicembre sotto una nuvola di incertezze: le attese per i dati economici americani tengono sulle spine gli investitori. Le recenti tensioni governative hanno dilatato i tempi per l’uscita di questi indicatori, alimentando una crescente aspettativa per l’indice PMI manifatturiero, destinato a rivelare lo stato di salute economica delle principali nazioni europee. Questi dati si presentano in concomitanza con le aspettative intorno al PCE core, il termometro che la Fed utilizza per guidare le proprie decisioni sui tassi di interesse.
Il fronte asiatico non sembra immune da tali dinamiche. Tokyo chiude la sua giornata in ribasso, con il Nikkei che registra una perdita dell’1,89%, spinto verso il basso dalle crescenti previsioni di rialzo dei tassi da parte della Banca del Giappone. Anche l’indice dei titoli di Stato a 10 anni del Giappone segna un aumento record da oltre un decennio, segnalando una maggiore tensione nei mercati finanziari.
L’impatto delle scelte economiche in Asia
Spostandoci sul panorama asiatico, troviamo mercati agitatissimi, dove Tokyo conclude la sessione in forte calo, segno di preoccupazione per un potenziale aumento dei tassi d’interesse. Il settore dei microchip e quello immobiliare guidano la discesa, con aziende come Kioxia Holdings e Mitsui Fudosan in notevole ritirata. Il Giappone si trova ad affrontare un periodo di indecisione economica, con tassi di interesse statunitensi destinati a salire, mentre la Banca del Giappone sembra prossima a seguire la scia.
La Cina, dal canto suo, registra un calo nell’indice PMI manifatturiero, riflettendo un rallentamento della produzione industriale. Parallelamente, il Giappone vede un leggero miglioramento del PMI rispetto al mese scorso, pur rimanendo in contrazione. Sotto questi cieli burrascosi, i mercati asiatici navigano con cautela, influenzati non solo da politiche interne ma anche dalle mosse monetarie globali.
Bitcoin e materie prime: un panorama instabile
Il mondo delle criptovalute, in particolare, sprofonda in un’ennesima "debacle", con il Bitcoin che cede oltre il 5%. Questa flessione si inserisce in un contesto di vulnerabilità generale dei mercati, ove i rialzi dei tassi e le decisioni dei governi rappresentano venti contrari per molti asset digitali.
D’altro canto, le materie prime visualizzano un andamento diversificato: mentre l’oro beneficia di una leggera salita, il petrolio subisce le influenze delle recenti decisioni dell’OPEC+. Queste scelte di politica produttiva, unite alla stagionalità, determinano l’attuale rialzo dei prezzi del greggio, segnando un nuovo capitolo in quello che sembra essere un mercato in continua evoluzione.
L’incertezza, sia in Occidente che in Oriente, diventa così il tema principale di questo avvio di dicembre, tra speculazioni economiche presenti e future. Gli investitori restano vigili, sondando il terreno intorno a un’escalation di tensioni globali e barcollanti certezze economiche.
Fonte: www.ilsole24ore.com

