Il nuovo piano dell’Agenzia delle Entrate punta sulla tecnologia e sui dati per individuare i contribuenti meno affidabili.

Cambia l’approccio dell’Agenzia delle Entrate nella lotta all’evasione: al centro del nuovo piano operativo c’è la selezione mirata dei contribuenti in base al loro livello di rischio fiscale. Chi presenta un basso punteggio di affidabilità – il cosiddetto “score” – sarà esposto con maggiore probabilità a controlli approfonditi. Il piano, definito sotto la guida di Vincenzo Carbone, da poco riconfermato alla direzione dell’Agenzia, si basa su una combinazione tra competenze umane e strumenti tecnologici. Le quasi 200 banche dati gestite da Sogei offrono un supporto cruciale nell’elaborazione delle informazioni, ma il ruolo centrale resta affidato agli operatori del Fisco, come sottolineato dallo stesso direttore.
Cresce il numero di controlli, focus sulle imprese medie
Secondo le previsioni, i controlli fiscali saliranno a 270.000 nel 2026, con un incremento di almeno il 20% rispetto al 2025. Entro il 2028 si punta ad arrivare a 350.000 accertamenti. L’attenzione sarà rivolta in particolare alle imprese di medie dimensioni, con un’intensificazione dei controlli pari al 20% nel 2026 e fino al 50% due anni dopo. La strategia è chiara: rafforzare la cultura dell’adempimento spontaneo, ma con la consapevolezza che chi ignora gli alert dell’amministrazione finanziaria potrà essere sottoposto a verifica anche per importi modesti, specie se le anomalie segnalate si ripetono in più annualità.

Pagelle fiscali sotto osservazione
Il nuovo modello di controllo punta anche su chi utilizza gli Indici sintetici di affidabilità fiscale (Isa), le cosiddette “pagelle fiscali” per le partite Iva. Parliamo di una platea ampia e variegata: oltre due milioni tra professionisti, imprese e società, suddivisi in circa 1.100 codici di attività. In questo contesto, il punteggio Isa può funzionare come un primo segnale d’allarme. Le posizioni più fragili, in termini di affidabilità fiscale, saranno quelle che più probabilmente finiranno sotto la lente dell’Agenzia, perché ritenute a maggiore rischio di evasione o dichiarazioni infedeli.
Concordato biennale, chi rifiuta finisce sotto i riflettori
Un altro elemento chiave è la connessione con il concordato preventivo biennale (Cpb). In presenza di anomalie, i contribuenti sono invitati a regolarizzare la propria posizione e aderire all’accordo biennale. Tuttavia, chi decide di non accettare o decade dal patto, sarà oggetto di maggiore attenzione da parte del Fisco. È quanto previsto chiaramente dalla norma istitutiva del Cpb, che assegna all’Agenzia delle Entrate e alla Guardia di Finanza un compito preciso: intensificare i controlli verso quei soggetti che scelgono di restare fuori dal concordato. L’obiettivo resta quello di favorire la collaborazione, ma senza lasciare margini di ambiguità.

