Molti supplenti temporanei in Italia lavorano senza essere pagati. Le loro storie rivelano un sistema bloccato e inadeguato che si ripercuote sul personale scolastico.

In Italia, numerosi docenti con contratti di supplenza breve devono affrontare gravi ritardi nella ricezione dello stipendio, obbligandoli a vivere di espedienti. Le loro testimonianze portano alla luce un problema diffuso e motivate critiche sull’attuale sistema amministrativo.
Un futuro incerto per i supplenti italiani
Molti insegnanti che hanno accettato incarichi temporanei da supplente stanno vivendo una situazione finanziaria critica, nonostante le promesse di pagamento puntuale da parte del sistema. Tra le testimonianze raccolte da Open, emerge la voce di una professoressa di un istituto superiore nella provincia di Udine. Con due bambini piccoli a carico, confida che “ancora non so quando arriverà finalmente lo stipendio“. Nonostante il marito contribuisca al bilancio familiare, l’attesa dei versamenti statali sta mettendo a dura prova la loro stabilità economica. Un altro insegnante esprime la propria frustrazione: “Quando sono con i ragazzi mi sento bene, ma appena esco mi assale la rabbia.” Queste esperienze, comuni a tanti, evidenziano un sistema che non offre alcuna sicurezza a chi si dedica all’insegnamento.
La macchina amministrativa: come dovrebbe funzionare
In teoria, i supplenti dovrebbero ricevere il salario entro 30 giorni, ma spesso la realtà è diversa. Le scuole sono incaricate di verificare e convalidare i dati contrattuali in breve tempo, inoltrando poi le informazioni al sistema informativo Sidi. Quest’ultimo coordina con NoiPA, la piattaforma designata al versamento delle somme dovute. Tuttavia, nonostante le scuole rispettino gli adempimenti, i fondi promessi dallo Stato arrivano con insostenibili ritardi. Questo malfunzionamento mette in luce inefficienze significative nella gestione delle risorse, che si traducono nell’apprensione quotidiana per i tanti lavoratori colpiti.
Il ministero risponde ma le soluzioni latitano

Il Ministero dell’Istruzione e del Merito chiarisce che attualmente “non sussistono problemi di natura finanziaria,” sottolineando che le disponibilità di bilancio sono sufficienti a coprire i mesi arretrati. Tuttavia, il problema persiste: le segnalazioni dall’Anief, un noto sindacato di categoria, non si fermano. Maria Guarino dell’Anief spiega che i ritardi sono dovuti principalmente al tardivo trasferimento dei fondi, una situazione che costringe molti docenti a vivere sull’orlo del baratro economico. Nonostante i possibili ricorsi legali, il lungo tempo necessario per ottenere una risoluzione rende questa opzione poco praticabile per tanti insegnanti in difficoltà.
Stop alle supplenze brevi, cosa prevede il futuro?
Nel contesto delle molteplici difficoltà che affrontano i supplenti, la bozza della nuova Manovra 2026 introduce ulteriori cambiamenti. Le nuove disposizioni prevedono infatti che le supplenze di breve durata possano essere coperte con il personale già presente nell’organico dell’autonomia, limitando ulteriormente il ricorso ai supplenti esterni. Anche se la norma non è stata ancora finalizzata, solleva preoccupazioni tra coloro che temono una crescente incertezza lavorativa.
