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Contanti, il Governo raddoppia il tetto a 10.000 euro: arriva una tassa da 500 euro

Contanti, il Governo raddoppia il tetto a 10.000 euro: arriva una tassa da 500 euro
Photo by angelolucas – Pixabay
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Emendamento alla Manovra: più libertà nei pagamenti in contanti, ma con un’imposta fissa per evitare tensioni con l’Europa.

Contanti, il Governo raddoppia il tetto a 10.000 euro: arriva una tassa da 500 euro
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Il limite per l’utilizzo dei contanti sale da 5.000 a 10.000 euro. Lo prevede un emendamento alla Manovra finanziaria presentato dal Governo, che introduce però anche una novità: una tassa fissa di 500 euro per tutte le transazioni in contanti comprese tra 5.000 e 10.000 euro. Un compromesso, spiegano fonti parlamentari, per “attenuare” le critiche dell’Unione europea, da sempre contraria all’innalzamento dei limiti cash per i potenziali rischi legati all’evasione e al riciclaggio.

Si tratta della seconda modifica in materia da parte del Governo Meloni, che nel 2023 aveva già portato il tetto da 2.000 a 5.000 euro. Ora si compie un ulteriore passo, formalizzando una linea politica che privilegia l’uso del contante, anche a costo di introdurre un’imposta correttiva. La tassa – tecnicamente un’imposta di bollo – sarà applicata indistintamente a tutte le operazioni in contanti sopra i 5.000 euro, rendendo di fatto più onerose le transazioni vicino al vecchio limite.

Un equilibrio fragile tra libertà e controlli

Nonostante la diffusione capillare dei pagamenti elettronici, il Governo continua a promuovere l’utilizzo del contante come forma di pagamento legittima e accessibile. Tuttavia, la flat tax da 500 euro sembra pensata per rassicurare Bruxelles. Le istituzioni europee chiedono da tempo agli Stati membri di ridurre il limite ai pagamenti in contanti, proprio per contrastare operazioni opache e non tracciabili.

Diversi analisti, però, mettono in dubbio l’efficacia concreta della misura. In assenza di sistemi di controllo davvero integrati – sottolinea un’analisi pubblicata dal Sole 24 Ore – la tassa potrebbe rivelarsi più simbolica che sostanziale. Senza la possibilità di verificare puntualmente le transazioni, la norma rischia di non incidere sui comportamenti reali di chi opera in contanti.

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Dieci anni di saliscendi normativo

Dal 2002 a oggi, il tetto ai contanti in Italia ha subito continue oscillazioni. Si partì da un massimo di 12.500 euro, per poi arrivare nel 2011 al minimo storico di 1.000 euro. Da allora, il limite è stato modificato più volte: 3.000 euro nel 2016, 2.000 nel 2020, 5.000 nel 2023, e ora l’asticella si sposta a 10.000 euro. Una traiettoria a zig zag che riflette l’alternanza politica tra governi che puntano sulla tracciabilità e altri che rivendicano il diritto all’uso del contante.

Chi ha ridotto il limite ha sempre sostenuto che questa scelta fosse necessaria per combattere l’evasione fiscale, imponendo transazioni elettroniche e quindi tracciabili. Chi lo ha alzato, invece, ha spesso parlato di difesa della “libertà di pagamento” e di un’eccessiva pressione sulle piccole attività che preferiscono i contanti.

L’Europa verso un limite unico: ma l’intesa è lontana

L’Unione Europea spinge da anni per l’introduzione di un tetto unico e vincolante ai contanti per tutti i Paesi dell’area euro. La frammentazione delle regole nazionali, infatti, rende difficile applicare in modo uniforme le normative fiscali e crea disparità nei controlli. L’Italia, secondo Bruxelles, resta uno dei Paesi dove è più urgente agire per limitare i pagamenti cash.

Tuttavia, il cammino verso un accordo europeo è tutt’altro che semplice. Al Parlamento europeo, la maggioranza relativa è del Partito Popolare Europeo (PPE), forza di centrodestra che ospita diversi partiti contrari a un tetto troppo stringente. La discussione prosegue, ma trovare una mediazione tra esigenze di controllo e libertà economiche resta una sfida politica non da poco.