Nonostante le criticità iniziali, la CIE offre vantaggi tecnologici grazie all’NFC, eliminando la necessità di provider esterni per l’identificazione.

Nella sempre più intricata rete delle identità digitali, il Sistema Pubblico di Identità Digitale (SPID) si è imposto come lo strumento principale per accedere ai servizi pubblici italiani. Ma un cambiamento significativo è all’orizzonte: il governo sta pianificando di migrare verso la Carta di Identità Elettronica (CIE).
La rivoluzione SPID: una chiave digitale quotidiana
Negli ultimi anni, il Sistema Pubblico di Identità Digitale ha giocato un ruolo cruciale per svariati cittadini italiani, divenendo una soluzione essenziale per gestire una moltitudine di operazioni. Dalla verifica delle certificazioni uniche alla gestione dei contributi INPS, passando per la consultazione delle cartelle esattoriali, il SPID ha snellito queste procedure in modo considerevole. Pazientare in fila agli sportelli pubblici o affrontare lunghe attese telefoniche? Tutto questo è divenuto superfluo grazie a questo strumento, che rende l’interazione con la Pubblica Amministrazione un’esperienza più immediata.
Anche i consulenti hanno accolto con favore il SPID, sfruttandolo per velocizzare le pratiche burocratiche a beneficio dei loro clienti. Tuttavia, nonostante il suo utilizzo diffuso, il futuro del SPID appare incerto. Il governo prevede di eliminarlo, una scelta che promette di trasformare il modo in cui milioni di persone interagiscono con i servizi digitali ogni giorno.
Dal SPID alla CIE: ragioni e conseguenze della transizione
Il Sistema Pubblico di Identità Digitale ha inizialmente offerto a tutti un accesso gratuito e facile. Tuttavia, col passare del tempo, ottenere e mantenere attivo lo SPID è diventato più oneroso e complicato. La procedura ora prevede costi variabili a seconda del provider, passando per complicati riconoscimenti facciali e richieste regolari di aggiornamento delle password. Quante volte un cittadino si è trovato bloccato proprio nel momento del bisogno? Ecco perché il governo vede nella CIE una soluzione più affidabile.
La Carta di Identità Elettronica sta già guadagnando terreno. Basta un viaggio al proprio Comune di residenza per ottenere la CIE, similmente a quanto si faceva per la tradizionale carta d’identità cartacea. L’emissione della CIE fornisce al cittadino i codici PIN e PUK per l’attivazione, e un semplice SMS apre la via ai servizi digitali, tutto ciò sotto il controllo diretto dello Stato, eliminando la necessità di affidarsi a provider privati come avviene con lo SPID.
L’evoluzione naturale verso l’identificazione digitale
Sebbene la CIE non sia esente da critiche, i problemi tecnologici e la necessità di lettori specifici che ne rallentavano l’adozione sono ormai superati. Grazie alla tecnologia NFC, ampiamente adottata nei moderni smartphone, l’accesso è notevolmente semplificato: basta un codice inviato via SMS per essere operativi.
Ma perché molti resistono al passaggio dalla SPID alla CIE? Forse è la familiarità dettata dall’abitudine. Tuttavia, la CIE si delinea come un’opzione più moderna e meno costosa, tanto che la transizione appare quasi inevitabile. Il governo sta spingendo con decisione verso questa direzione, promuovendo un sistema di identificazione più centralizzato ed efficace.
La Carta di Identità Elettronica, già in possesso di tutti i cittadini come documento obbligatorio, si propone non solo come sostituto ma anche come uno strumento più sofisticato e meglio connesso ai servizi pubblici. Questo passo è essenziale per rispondere alle esigenze del presente, dove rapidità e semplicità sono divenute priorità assolute.