Negli ultimi anni, il panorama fiscale italiano ha visto un proliferare di misure come condoni e rottamazioni, rendendo la gestione delle cartelle esattoriali un compito arduo per molti contribuenti. Tanti si trovano spesso sopraffatti dalle numerose opportunità legislative che offrono la possibilità di regolarizzare le proprie posizioni debitorie con lo Stato.

Le autorità fiscali non si sono limitate a chiudere una finestra, ma hanno effettivamente riaperto la rottamazione quater, una possibilità che ha visto da una parte un buon numero di adesioni e dall’altra, un’ampia fetta di indifferenti. Cosa implica tutto questo? È essenziale comprendere le dinamiche e i numeri di questa riapertura per capire chi può considerarsi in regola e chi, invece, rischia di soccombere sotto il peso dei suoi debiti fiscali.
Ecco come funziona
Perché il governo ha deciso di riproporre la rottamazione delle cartelle esattoriali? Molti contribuenti, in passato, pur avendo inizialmente aderito, hanno poi visto svanire quella preziosa sanatoria perché sono incappati in ritardi nei pagamenti o, peggio, hanno smesso di pagare del tutto. Questo meccanismo ha continuato a verificarsi con ogni iter di rottamazione, dalla prima istituita dal governo Renzi fino a questa quater, lanciata nel 2023.
Quest’ultima, tra l’altro, è stata riaperta specificamente per quei contribuenti che erano usciti dall’accordo per decadenza. Come accade? Basta saltare una rata e lo status di ‘decaduto’ si ripresenta puntuale. Sebbene fosse previsto un breve periodo di tolleranza di 5 giorni lavorativi dopo la scadenza, chi lo oltrepassava ritornava al punto di partenza, con il debito complessivo, compresi interessi e sanzioni, pienamente esigibile.
Per quanto riguarda la rottamazione quater, circa 500.000 contribuenti originariamente hanno presentato domanda, solo per cadere poi in fallo, avendo pagato poche rate iniziali. O, in casi più drammatici, non hanno versato nemmeno una rata.
Chi ha colto la seconda opportunità di ripartecipazione?
Con la fine del termine per quella che è stata una vera e propria seconda chance, arrivano i primi bilanci. Di quei 500.000 caduti in adempiere, ben 250.000 hanno colto l’occasione di presentare una nuova domanda di riammissione. Tuttavia, altri 250.000 cittadini, pur aventi diritto, hanno scelto di non sfruttare questa seconda opportunità, perdendo così una possibilità concreta di sanare la loro posizione.
È un dato che sottolinea l’importanza di comunicare efficacemente tali opportunità legislative, che mirano sia ad aiutare i debitori sia a migliorare le casse dello Stato. Di certo, la portata di questo strumento di rientro resta rilevante, offrendo un equilibrio tra giustizia fiscale e clemenza per coloro che davvero non riescono a mantenere il passo con i loro obblighi.
Procedura e tempistiche: cosa devono attendere i debitori riammessi

Chi ha scelto di essere riammesso alla rottamazione quater riceverà, entro il 30 giugno, una fondamentale comunicazione dall’Agenzia delle Entrate Riscossione. Questo documento conterrà i dettagli delle somme da pagare unitamente ai moduli PagoPA, necessari per regolare i conti pendenti. Durante la fase di richiesta di riammissione, i contribuenti hanno specificato il numero di rate con cui intendevano distribuire il debito residuo, con un massimo fissato a 10 rate.
La prima di queste dovrà essere corrisposta entro il 31 luglio, con un margine di tolleranza di 5 giorni. Successivamente, seguiranno le scadenze fissate per il 30 novembre 2025, con cadenza semestrale fino al novembre del 2027. Questo calendario di dilazione permette ai contribuenti di sfruttare al meglio l’opportunità di risanare gradualmente il loro debito, adempiendo a una diluizione delle rate nel tempo.
In sintesi, mentre una parte considerevole degli aventi diritto ha scelto di partecipare nuovamente, resta critico focalizzarsi su una comunicazione più incisiva e dettagliata per coinvolgere anche chi finora è rimasto fermo ai margini.