Scopri come le regole del sistema pensionistico italiano influenzano il calcolo della tua pensione e cosa puoi fare per ottenere il massimo dal tuo futuro assegno.

Quando pensiamo al pensionamento, il sistema previdenziale italiano gioca un ruolo cruciale nel determinare quanto riceveremo durante i nostri anni di riposo. A partire dal 1996, con l’implementazione del sistema contributivo, l’enfasi si è spostata da quanto guadagniamo a quanto contribuiamo nel corso della nostra carriera. Tuttavia, guadagnare uno stipendio più alto non è senza importanza: infatti, resta una chiave per avere una pensione più consistente. I lavoratori nel sistema misto possono comunque beneficiare di un margine di manovra, adottando strategie durante la loro vita lavorativa per migliorare il proprio trattamento pensionistico futuro.
Dal sistema retributivo a quello contributivo: un cambio di paradigma
Nel 1996, con la riforma Dini, l’approccio al calcolo delle pensioni in Italia ha subito una trasformazione radicale. Prima di questa svolta, le pensioni erano calcolate secondo un metodo retributivo, che prendeva in considerazione le retribuzioni percepite negli ultimi anni di servizio. Questo sistema premiava coloro che riuscivano ad ottenere incrementi salariali verso la fine della loro carriera, talvolta anche attraverso promozioni non sempre meritate o giustificate. Questo espediente, tuttavia, portava spesso a distorsioni, favorendo azioni opportunistiche.
Con la nuova normativa, è il sistema contributivo a definire le regole del gioco. Qui, la pensione è determinata dal “montante contributivo”, ovvero l’accumulato dei contributi versati nel tempo, che poi viene rivalutato in base ai tassi di inflazione. Successivamente, questa somma è moltiplicata per i coefficienti di trasformazione, che variano in relazione all’età del pensionamento. In altre parole, chi esce più tardi dal mercato del lavoro può aspettarsi coefficienti più benefici, rendendo il sistema più equo e meno vulnerabile a comportamenti scaltri.
Il Sistema pensionistico misto: unione vecchio e nuovo

Il calcolo interamente retributivo rimane applicabile unicamente a coloro che hanno completato la loro carriera lavorativa prima del 1996. Chi, invece, ha iniziato a lavorare dopo tale data è soggetto al sistema contributivo. Coloro che si trovano in una situazione intermedia, con contributi versati prima e dopo il 1996, rientrano nel cosiddetto sistema misto. In questo caso, i contributi fino al 1995 vengono valutati con il metodo retributivo, mentre quelli successivi sono analizzati in base al modello contributivo. Se al 31 dicembre 1995 si contavano almeno 18 anni di contributi, fino al 31 dicembre 2011 verrà calcolata la pensione ancora secondo il metodo retributivo.
Strategie di lavoro e pensione: massimizzare i benefici futuri
Sebbene oggi siano pochi coloro che godranno di una pensione completamente basata sul sistema retributivo, il peso dei contributi è centrale per la maggior parte dei futuri pensionati. Non dobbiamo dimenticare che i contributi sono una percentuale del nostro stipendio. Per esempio, nel Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti (FPLD), l’aliquota contributiva è del 33%. A maggiori versamenti corrisponderanno, quindi, maggiori benefici pensionistici.
Per chi rientra nel sistema misto, è consigliabile evitare riduzioni di stipendio negli ultimi anni di lavoro, come accettare lavori part-time o periodi di disoccupazione indennizzati dalla NASpI, per non intaccare la parte retributiva della pensione futura. Anche nel caso di un sistema completamente contributivo, sebbene l’impatto di stipendi più bassi sia mitigato, ogni contributo aggiuntivo può incrementare l’importo finale. Pertanto, comprendere come gestire lavoro e contributi è essenziale per ottimizzare sia il reddito durante gli anni lavorativi che l’assegno pensionistico futuro.