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Bonus dipendenti 2026 e la detassazione dei premi produttività

Bonus dipendenti 2026 e la detassazione dei premi produttività
Photo by Ralphs_Fotos – Pixabay
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Taglio record per la tassazione sui premi di produttività: dal 2026 l’imposta scende all’1%, con benefici per milioni di lavoratori e nuove regole per accedere alle agevolazioni fiscali.

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Con l’ultima Legge di Bilancio, il governo spinge ulteriormente sulla detassazione dei premi di produttività per i dipendenti, destinando due miliardi alla tutela delle buste paga. Scopriamo insieme le novità previste per il 2026 che promettono di influenzare positivamente oltre 5 milioni di lavoratori.

Novità fiscali: flat tax e aliquote agevolate

La Legge di Bilancio 2026 introduce importanti aggiornamenti nel panorama fiscale, concentrando l’attenzione sui premi di produttività. Tra le principali novità, l’imposta sostitutiva sui premi passerà all’1%, una notevole riduzione rispetto all’attuale 5%, già riformato dal 10% nel 2023. Sebbene l’agevolazione non sia universale, interessa lavoratori che soddisfano determinate condizioni contrattuali. Secondo fonti del Ministero del Lavoro, gli accordi aziendali e territoriali che regolano tali premi potrebbero riguardare circa 5 milioni di dipendenti.

Estensione delle agevolazioni: limiti e opportunità

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Il Disegno di Legge 2026 propone ulteriori passi avanti nella detassazione dei premi di produttività, destinata a durare fino al 2027. La flat tax scenderà all’1%, e il limite per applicare l’aliquota agevolata sarà esteso a 5.000 euro. Tuttavia, come notato dal recente rapporto del Ministero, tale modifica potrebbe avvantaggiare solo una parte selezionata di lavoratori, poiché i valori medi dei premi effettivi risultano inferiori.

Modalità e criteri di eleggibilità

Per accedere alle agevolazioni, i bonus devono seguire un preciso percorso: la soglia di reddito annuo del destinatario non deve superare gli 80.000 euro. Cruciali sono anche i criteri di verifica e misurazione dei risultati raggiunti dai lavoratori, che devono rispettare le linee guida dettate dal decreto interministeriale del 25 marzo 2016. Tali condizioni garantiscono che l’aliquota ridotta dell’1% si applichi solo alle somme derivanti da contratti aziendali o territoriali stipulati con le associazioni sindacali riconosciute.

Nel panorama italiano, risultavano 17.827 contratti attivi al 15 settembre 2025, maggiormente concentrati nel Nord, con Lombardia, Emilia Romagna e Veneto in testa.