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Allarme IRPEF: 24 miliardi in più versati dai cittadini

Allarme IRPEF: 24 miliardi in più versati dai cittadini
Photo by Alexas_Fotos – Pixabay
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Il disallineamento tra inflazione e scaglioni fiscali colpisce i redditi medi, aggravando la pressione su salari e pensioni. Lo Stato italiano dovrebbe restituire 1.000 euro a ciascun lavoratore e pensionato a causa di un debito contrattuale accumulato tra il 2022 e il 2024.

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Le elezioni regionali in Italia si avvicinano e, come di consueto, portano alla ribalta questioni che toccano direttamente la vita dei cittadini. Tra i temi caldi della campagna elettorale questa volta spicca una richiesta di giustizia economica contenuta nelle dichiarazioni di Maurizio Landini, leader della CGIL.

Maurizio Landini, con un fermo rifiuto di entrare in politica, si impegna a mantenere la leadership della CGIL fino al 2027. Tuttavia, le sue osservazioni riguardanti le finanze pubbliche sono ciò che cattura l’attenzione. Laddove altri vedono un semplice problema fiscale, Landini denuncia un sostanziale debito statale nei confronti dei cittadini. “Il governo ha l’obbligo di restituire 1.000 euro a lavoratori e pensionati”, sostiene, mettendo in luce una questione che trascende il consueto dibattito sui salari e le pensioni.

Disuguaglianze economiche sempre in crescendo

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In Italia si assiste a un paradosso: tasse che gravano come un macigno sui bilanci familiari mentre salari e pensioni restano al palo. Nonostante le periodiche rivalutazioni, il potere d’acquisto continua a erodersi. I dati parlano chiaro: chi vive di salario minimo o pensioni spesso non riesce a superare la soglia di povertà. Secondo Landini, il problema non risiede solo negli importi erogati, ma anche in un sistema fiscale che non si armonizza con l’inflazione. Questo ha condotto a un accumulo di credito di ben 1.000 euro per ciascun lavoratore e pensionato nell’arco del triennio 2022-2024.

Il tema cruciale al centro del dibattito è quello del drenaggio fiscale. Questo meccanismo spinge i contribuenti in scaglioni di tassazione più alti, senza un adeguamento corrispondente del potere di acquisto. Landini descrive come, tre o quattro anni fa, con un reddito di 30.000 euro un individuo viveva in una certa condizione economica. Oggi, anche con lo stesso reddito, ci si trova spesso in un gruppo di tassazione superiore, pagando di più allo Stato rispetto al passato, nonostante il potere d’acquisto sia rimasto lo stesso o, in alcuni casi, peggiorato.

Un quadro controverso per l’IRPEF

L’attenzione si rivolge dunque all’IRPEF (Imposta sui redditi delle persone fisiche) e alla sua funzione. Landini evidenzia che, tra il 2022 e il 2024, i contribuenti italiani hanno versato 24 miliardi in più a causa di un disallineamento tra scaglioni di reddito e inflazione. In un sistema economico che calcola la pressione fiscale con metodi progressivi, ogni 30.000 euro di reddito si traduce in una perdita di circa 1.000 euro per il contribuente. Ciò solleva un punto fondamentale: tali importi devono essere restituiti.

Il governo è chiamato a rispondere a queste sollecitazioni e ha già lasciato trapelare alcune proposte per la prossima legge di Bilancio. Si parla di un possibile taglio del secondo scaglione IRPEF da un’aliquota del 35% al 33%, con un ampliamento dello stesso scaglione da 50.000 a 60.000 euro. Questo intervento, seppur benvenuto, non rappresenta una soluzione completa rispetto alle problematiche evidenziate da Landini. Le discussioni su questo tema sono destinate a continuare, poiché il paese attende con apprensione ulteriori sviluppi nell’ambito finanziario e fiscale.