L’Europa è in marcia verso una storica trasformazione economica, destinata a ridisegnare le dinamiche salariali tra uomini e donne. L’Italia, insieme ai suoi alleati europei, si prepara ad attuare entro il 2026 una direttiva UE che affronta di petto il divario retributivo di genere.

In Europa, il divario salariale tra i generi è una realtà palese, con le donne che guadagnano in media il 12% in meno rispetto agli uomini. Questo snodo cruciale è affrontato attraverso una strategia trasparente e chiara, considerata essenziale per stimolare l’equità. Qual è il potenziale di beneficio? Una contrazione dell’1% in questo divario potrebbe accrescere il Prodotto Interno Lordo dello 0,1%. Tale incentivo ha spinto l’UE a emanare la direttiva 2023/970 sulla parità salariale, pronta a sconvolgere le modalità di gestione dei salari già a partire dal 2026. L’Italia si trova al centro di questo cambiamento, pronta ad accogliere questa svolta decisiva.
Il contesto Italiano: luoghi comuni e rivelazioni
In un’Europa spesso dominata da spaccature retributive significative, l’Italia si staglia con orgoglio con una differenza di soli 2,2 punti percentuali tra retribuzioni orarie maschili e femminili, secondo i dati recenti di Eurostat. Tuttavia, l’apparenza inganna. Un’analisi più approfondita ci rivela un panorama meno ottimistico: secondo i dati INPS del 2025, le donne italiane incassano salari nettamente inferiori, superando il 20% in meno rispetto agli uomini. Questa apparente dicotomia riflette una situazione complessa; molte donne italiane partecipano meno al mercato del lavoro, spinte verso impieghi part-time o frenate dagli ostacoli materni. In un contesto così intricato, le nuove regole di trasparenza salariale promettono di svelare le politiche di pagamento, avviando una nuova era di chiarezza e giustizia tra i generi.
Obblighi e linee guida per i datori di lavoro: una nuova era di trasparenza
La messa in pratica della direttiva UE porterà importanti obblighi per i datori di lavoro, sia pubblici che privati. Le aziende dovranno chiarire apertamente i criteri dietro la determinazione dei salari, i livelli salariali e la loro evoluzione. Sarà garantita trasparenza assoluta sulle politiche di assunzione e carriera. Una delle innovazioni principali è la possibilità per i lavoratori di accedere, personalmente o tramite rappresentanti sindacali, a informazioni dettagliate sui loro salari e sulle medie retributive per genere di lavoratori in posizioni similari. Questi provvedimenti mirano a eliminare ogni segno di discriminazione salariale, costruendo un sistema equo e trasparente.
Nuove norme, sanzioni e innovazione giuridica

Il cammino verso una più grande trasparenza non si ferma alla semplice divulgazione di dati. Se da queste informazioni dovesse emergere un divario salariale di genere superiore al 5% e non giustificabile, le aziende saranno costrette a una revisione congiunta delle retribuzioni insieme ai rappresentanti dei lavoratori. Un principio innovativo di questa direttiva è l’inversione dell’”onere della prova”. Non sarà più il lavoratore a dover dimostrare la violazione; spetterà invece al datore di lavoro provare di essere in regola con le normative UE sulla parità di retribuzione. Inoltre, chiunque soffra di una discriminazione retributiva avrà il diritto a un risarcimento totale. Gli Stati membri dovranno imporre sanzioni efficaci e dissuasive per assicurare l’osservanza delle regole. Adottare queste misure rappresenta un passo fondamentale verso un mondo in cui la giustizia retributiva diventa non solo ideale, ma una tangibile realtà, i cui benefici si estendono oltre l’economia per raggiungere le basi stesse della nostra società.